È nota per essere stata la sede della più antica università della Toscana, e fra le prime dell’Europa di allora. Ad Arezzo confluiscono quattro vallate: da Nord abbiamo il Casentino, poi a Nord-Ovest il Valdarno, percorse entrambe dall’Arno. Nei quadranti meridionali troviamo la Valtiberina e la Val di Chiana.
Se si pensa che fra Casentino e Valdarno si erge il Pratomagno e che a sud si trovano le ampie distese della Val di Chiana, ecco che comprendiamo quanto vario e spettacolare è il territorio di questa provincia.
Il primo insediamento nella zona di Arezzo risale al Paleolitico e certo le valli fertili e tutti i fiumi hanno contribuito allo sviluppo dell’area; nel IX sec. a.C. fu sede di un potente insediamento etrusco che arrivò a misurarsi con quelli di Cortona, Chiusi e Orvieto. Famosa nel mondo è la Chimera, il magnifico bronzo etrusco che caratterizza la città di Arezzo e oggi conservato al museo archeologico di Firenze.
Seguì la sorte di tante altre potenti città etrusche: pure se alleata con Perugia e Volterra (altri importantissimi centri etruschi) fu sconfitta dai Romani a Roselle, nei pressi dell’attuale Grosseto e dal III sec. a.C., Arezzo entrò nell’orbita di Roma per la quale, grazie alla sua posizione geografica, continuò a rappresentare un nodo nevralgico.
Dopo il 1000 Arezzo prese a fiorire come libero comune e nel 1304 vi nacque Francesco Petrarca. Le lotte fra Guelfi e Ghibellini martoriarono la città con alterne vicende fino al 1384, quando Arezzo fu annessa a Firenze e da allora seguì le sorti dei Medici prima e dei Lorena dopo. Ad Arezzo si può assistere due volte all’anno al torneo equestre chiamato la Giostra del Saracino e cogliere l’occasione per assaggiare i bringoli al sugo finto e le saporite carni chianine. Non dimenticate di assaggiare i Grifi, ovvero le parti magre e callose del muso di vitello chianino cotti in tegame piano piano con cipolla, pomodoro, vino rosso, timo e chiodi di garofano e concludere con i dolci fra cui spiccano la Panina e il Baldino.